È il pomeriggio di una pigra domenica dei primi anni ’90. La porta di un appartamento all’interno di una palazzina di edilizia popolare è stata lasciata aperta. È la casa della nonna di Valentina Nardecchia, ethical hacker, sistemista e podcaster. Valentina che all’epoca ha poco più di vent’anni entra in casa in cerca della nonna perché ha bisogno di risposte in un momento di confusione e di decisioni importanti. Al posto della nonna, però, trova una bambina nascosta nel tinello accanto alla cucina. Questo incontro sarà per Valentina l’occasione per riannodare i fili della sua storia cominciata prima che venisse al mondo e per raccogliere l’eredità della memoria e darle un nuovo senso.

Una pioggia scrosciante e copiosa si abbatte sul palazzo dell’Ecofin in una grigia mattina di autunno. La sala che ospita il Comitato piomba nell’ombra e Germana Di Domenico ripercorre con la mente il corso della sua carriera e dei suoi studi. Anni prima lasciò la sua tranquilla città di provincia per trasferirsi nella capitale e sperimentò quel senso di piccolezza di fronte all’affollamento e all’immensità della città universitaria. Oggi Germana Di Domenico è Dirigente presso il Ministero Economia e finanze e capa della delegazione italiana al Comitato di politica economica del Consiglio economia e finanza dell’Ue. Grazie a uno spirito curioso e tenace, prosegue la sua strada al di là delle delusioni e degli inciampi, puntando all’orizzonte delle sue ambizioni.

In una fredda e nebbiosa mattina di inizio anni ’90, una giovane donna attende il suo treno per Milano alla stazione di Seregno. Si chiama Carmen Palumbo e ha in programma ben due colloqui di lavoro. La normale agitazione per i suoi appuntamenti convive, però, con un forte desiderio di trovare lavoro e di rendersi indipendente. Oggi quella ragazza è Country Sales Manager per WithSecure e la co-fondatrice di Women For Security, un network che riunisce tutte le professioniste impegnate nella cyber security. È grazie al sostengo di Women For Security e alla disponibilità di Carmen se possiamo ascoltare la sua storia contraddistinta dall’arte dell’inciampo e cioè da quella capacità di accogliere l’inaspettato allentando un po’ le briglie del controllo.

È una pigra sera d'estate e gli abitanti di Carenno, in provincia di Lecco, sono rientrati nelle loro case per la cena. Tutti tranne una ragazza di appena diciotto anni che passeggia per le stradine deserte e silenziose dipanando il filo aggrovigliato dei suoi pensieri. La giovane Ilaria Pigazzini immagina il suo futuro a Milano e mentre cammina decide di seguire una sconosciuta dal volto familiare. Lungo il percorso, Ilaria si prepara a lasciare il mondo degli affetti e a staccarsi dalle radici per spiccare il suo primo audace volo. Non sa che da lì a qualche anno fonderà la startup Arcan e che ne diventerà la CEO. Questa è la storia di una giovane e talentuosa imprenditrice capace di trascinare chi ascolta nella corrente travolgente e magnetica della sua energia.

I passi di una giovane studentessa di ingegneria rimbombano nei lunghi e ampi corridoi della sua Facoltà. La ragazza tiene in mano una chiave che rappresenta il simbolo di una piccola, grande conquista di esistenza. A partire da questo episodio, Tiziana Catarci ricorda le tappe della sua lunga carriera accademica che l’hanno condotta alla direzione del Dipartimento di ingegneria informatica, automatica e gestionale della Sapienza. Un viaggio che ha richiesto cocciutaggine, un pizzico di presunzione e una buona dose di spavalderia per farsi strada in un mondo al 90% maschile come quello dell’ICT che oggi ha tremendamente bisogno del talento e delle idee delle donne.

Una donna alta e dalla folta chioma osserva le acque immobili di un lago. Al di sotto della superficie calma si muove un’energia sommersa, la stessa che agita intimamente Antonella Bellutti. La campionessa olimpica sta riconsiderando le proprie scelte e sta andando incontro alla prossima sfida, animata da quella spinta all’azione che da tempo l’accompagna nella sua battaglia a sostegno dello sport come strumento pedagogico e di crescita personale. Un movimento di espansione che l’ha resa prima un’atleta vittoriosa e oggi un’attivista impegnata nella promozione dello sport come attività inclusiva e accessibile a tutte le persone.

Una bambina osserva le opere del Beato Angelico e scopre la sua vocazione. Sembrerebbe l’inizio della biografia di una Santa e invece è la storia di una donna che nel 1999 vince un concorso pubblico del Ministero della Cultura e diviene la più giovane funzionaria storica dell’arte del nostro Paese. Si chiama Edith Gabrielli e oggi è la Direttrice del ViVe - Vittoriano e Palazzo Venezia. Tutto cominciò con la rivelazione di un amore e il pronunciamento di un patto. Nel corso del tempo quella passione è stata affinata ed è cresciuta attraverso anni di studio, di ricerca e di grande rigore professionale che hanno reso Edith Gabrielli la donna e la professionista che oggi è alla guida di uno degli Istituti museali più importanti del nostro Paese.

All’interno di una maestosa e ricca sala di aspetto di un antico palazzo si svolge il confronto fra una sconosciuta vestita di rosso e la sua paziente. La “donna in rosso” non ha nome e assume di volta in volta ruoli familiari alla narratrice che è la protagonista di un sogno conturbante e al contempo rivelatore. Un sogno nel quale chi narra avrà l’occasione, grazie alla visita a una donna che si chiama F., di volgere lo sguardo all’interno di una stanza dimenticata che custodisce un nodo segreto che è anche un tesoro.

Sul ponte di Ariccia, sospeso su un mare di nebbia e in un’atmosfera fantastica, Elisabetta osserva il vuoto mentre pensa di farla finita. L’apparizione improvvisa di un pastore cattura l’attenzione di questa donna minuta dagli occhi accesi che decide di inoltrarsi nella fitta boscaglia. Addentrandosi nella vegetazione, Betta – così la chiamano le persone che la conoscono – ritrova uno a uno i personaggi chiave della sua vita e riprende contatto con il suo sé più profondo.

Bulgaria, anni ’90. Snezhana, una donna matura dal carattere ruvido e ribelle, è intenta a sistemare l’orto della sua fattoria quando riceve una terribile notizia: riguarda Rositza, l’amica di adolescenza di suo figlio ai tempi in cui abitavano ancora in città. Questo evento inatteso squarcerà il velo sotto il quale Snezhana ha seppellito ricordi dolorosi e sentimenti contrastanti e la condurrà in un viaggio notturno di calda indulgenza e riconciliazione.

Elvira cuce da quando era giovanissima. La sua casa è come un tempio: le pareti scarne e l’arredamento semplice ed essenziale rispecchiano l’anima intatta e priva di orpelli di questa donna severa e padrona di se stessa. Da un po’ di tempo trascorre i suoi pomeriggi con Maddalena, la figlia adolescente dei vicini. Vuole insegnarle a cucire sebbene la giovane pensi di non essere capace. Maddalena si sente una piccola cosa, ma attraverso il duro lavoro scoprirà un luogo dentro di sé ricco di tesori.

Sembra soltanto una pigra mattina come tante. Francesca si è appena alzata e si gode il sole primaverile che inonda l’appartamento parigino in cui si è trasferita da poco per stare vicina al suo ragazzo. La stagione che si appresta capricciosa e variabile fa da eco all’umore di Francesca, divisa fra una dolce speranza per il futuro e un malessere cupo carico di angoscia. La visita a sorpresa di una sconosciuta che si rivelerà una figura molto familiare, cambierà il corso della mattina e farà da specchio al sentire della nostra protagonista.

Angelina è nel pieno dei preparativi del pranzo della domenica, l’occasione in cui la sua bella e ampia famiglia si ritrova riunita. Il ragù borbotta nel tegame, le tovaglie ricamate coprono i due tavoli del salotto e tutto è immerso in un clima di pace e attesa indolente. Mentre Angelina aspetta l’arrivo dei suoi ospiti, brandelli di ricordi si confondono con il presente interrompendo il flusso pericolante dei suoi pensieri.

È una mattina di primavera di tanti anni fa a pochi giorni dalla Pasqua. Annunziata è una donna volitiva e dal carattere battagliero che si interroga inaspettatamente sulle proprie scelte, in particolare quelle che hanno condizionato la vita di sua figlia Maria. Per la prima volta Annunziata, considerata da tutti una “carabiniera”, tentenna e fa un’inattesa scoperta.